Per la prima volta la Santa Sede è entrata nell’ spazio della Biennale di Architettura di Venezia approdando nell’isola di San Giorgio Maggiore, e penetrando nell’oasi di un bosco con una vera e propria sequenza di dieci cappelle: templi immersi nel verde dove pellegrinaggio religioso e laico si intrecciano per riscoprire la bellezza, il silenzio, la voce interiore e trascendente.
A precedere le dieci cappelle, c’è il Padiglione Asplund, dove sono stati esposti i disegni per la Cappella nel bosco di Gunnar Asplund, costruita nel 1920 nel cimitero di Stoccolma, che ha dato origine a questa nuova realizzazione.
Il progetto, elaborato con il Pontificio Consiglio della Cultura, è stato presentato ad alcuni architetti provenienti da ogni parte del mondo. Il tema a loro proposto è stato quello della cappella come luogo di orientamento, incontro, meditazione, casualmente o naturalmente formatosi all’interno di un vasto terreno alberato, inteso quale fisica evocazione del tortuoso percorso della vita e del peregrinare dell’uomo.
La richiesta rivolta agli architetti ha implicato una sfida inusuale perché ai progettisti è stato chiesto di confrontarsi con un tipo edilizio che non aveva precedenti né modelli e quindi sono stati costretti a lavorare senza alcun riferimento ai canoni comunemente riconosciuti e senza poter contare su alcun modello tipologico.
A Sacaim, società del Gruppo de Eccher, non solo è stata affidata la costruzione della cappella progettata dagli architetti catalani Flores&Prats, ma è stata individuata anche come referente unico, incaricata di gestire l’intero cantiere, la logistica e le assistenze alle diverse imprese costruttrici, specializzate nella lavorazione dei materiali più diversi, scelti dagli architetti.